Alimentazione e Patologie Neurodegenerative

Considerando ciò che disse il filosofo tedesco Feuerbach, nel 1800, “ l’uomo è ciò che mangia ”,  ci chiediamo se esiste una relazione cibo – cervello/malattie neurologiche.

Tra queste le più diffuse sono la malattia di Alzheimer (un milione di casi in Italia) e quella di Parkinson (300mila casi in Italia), patologie molto spesso legate all’età, infatti gli anziani sono i più colpiti, ma alcune volte hanno un esordio precoce, cioè prima dei  60anni. La cause non sono note, quindi si parla di ipotesi che possono essere genetiche, ambientali, traumi cranici, stili di vita.

Le patologie neurodegenerative sono malattie di larga diffusione, aventi in comune una lenta e progressiva perdita completa di autonomia!  Come tutte le malattie presentano una stato infiammatorio elevato. Poiché la ricerca scientifica del farmaco non ha dato validi risultati, si indaga sui possibili fattori di rischio nutrizionali come possibile terapia. Prevenzione e rallentamento della progressione sono l’obiettivo!

Già Ippocrate insegnava come la terapia nutrizionale poteva essere una valida soluzione.

Dall’analisi della letteratura scientifica è emerso che nessun trattamento nutrizionale può portare a guarigione di tali patologie ma possiamo migliorare i sintomi e la loro progressione nel tempo con molti accorgimenti, di seguito in dettaglio.

Molti studi ci invitano a rispettare ciò che detta la Dieta Mediterranea in quanto abbassa lo stato infiammatorio del soggetto malato migliorando così i suoi sintomi. Nel modello alimentare mediterraneo i nutrienti fungono da nutraceutici (principi alimentari che hanno effetti benefici sulla salute) i quali, sembra che possano contrastare l’insorgenza o migliorare il decadimento cognitivo del malato. Questi principi sono rappresentati, per esempio, dai polifenoli dell’olio di olia: oleuropeina, idrossitirosolo, oleocantale. Affinché, però, il loro potere nutraceutico sia  attivo è necessario usare l’olio di oliva come condimento e non in cottura. Mentre, un falso mito della Dieta Mediterranea è il vino: dovremmo consumarne molti bicchieri per utilizzare il resveratolo, l’antiossidante e quindi il nutraceutico in esso contenuto. Ma l’effetto tossico dell’alcol sarebbe deleterio.

Numerosi studi hanno messo in evidenza come il consumo “corretto” di caffè (bevanda consumata in tutto il mondo) possa ridurre il deterioramento cognitivo in tali malattie. Caffeina, acido clorogenico, magnesio, polifenoli, ecc. sono alcuni dei nutraceutici del caffè.

Livelli elevati nel sangue di omocisteina possono essere un fattore di rischio per le patologie neurodegenerative.

Mentre, si nota come livelli bassi di vitamina D ematica possono essere associati a rischio di sviluppare demenza, non ci sono studi sul rischio di insorgenza della malattia di Parkinson.

Il consumo di acidi grassi della serie omega 3 (pesce azzurro, noci, olio di lino), consigli sempre del modello mediterraneo,  riducono i sintomi di tali patologie. Queste molecole producono sostanze antinfiammatorie che contrastano sia il normale-fisiologico decadimento cognitivo sia quello patologico.

Importanti studi sottolineano l’importanza del nostro microbiota intestinale: insieme dei microrganismi, diversi tra loro per specie, che vivono in simbiosi (Eubiosi) nel nostro intestino. Se per qualche motivo (patologie, inquinamento, stile di vita scorretto, ecc.),  le specie patogene prevalgono su quelle utili all’organismo si parla di Disbiosi intestinale. Sembra che questa situazione possa peggiorare o addirittura esserne causa di tali malattie neurodegenerative in quanto le specie patogene possono produrre delle neurotossine. Migliorare la nostra alimentazione sarebbe utile per ritornare ad una situazione di Eubiosi intestinale.

Da quello sin ora detto e anche confermato da numerosi studi, possiamo concludere che  seguire uno stile di vita sano è utile per ridurre il rischio di ammalarsi di tali patologie.

Cosa vuol dire stile di vita sano? Rispettare uno stile alimentare mediterraneo, cercare di muoversi  il più possibile, impegnarsi in attività sociali.

“Articolo da Docenza Practice in Nutrition, Bari (www.practiceinnutrition.it)”